venerdì 8 novembre 2013

Il demone è Google o il sistema economico Europeo?


Già con un articolo (Google nel mirino del Fisco) evidenziavo come l'attuale sistema di libero mercato in europa fosse un'aberrazione, fintanto che non si fossero stabilite delle regole fiscali analogalmente valide per tutti i Paesi che dell'Unione Europea fanno parte.

Non mi sorprende quindi molto lo sguaiato tentativo italiano di creare la così detta Google Tax, una tassa che, per come vorrebbe essere impostata, avrebbe solo effetti dannosi per le piccole e medie imprese del settore informatico, oltre che infrangere l'accordo su cui si basa l'unione economica.

Di fatto la legge prevede che per vendere servizi su internet, bisogna avere una partita IVA nel paese in cui si vende.
Vediamo le conseguenze:
  • Conseguenze per le grandi aziende: (esempio Apple - Apple chiude in rosso) In pratica si apre un azienda in Italia che vende servizi e prodotti agli italiani, ma li acquista a sua volta dalla filiale in Irlanda a prezzi di poco inferiori. Il risultato è che nessuna entrata maggiore si produrrebbe per le casse dello Stato.
  • Conseguenze per le piccole aziende: Semplicemente non potrebbero aprirsi una partita IVA in un altro Paese dell'UE è, con un bacino di utenza di molto ridotto rispetto alle grandi aziende, sarebbero ben presto eliminate dal mercato (altro che concorrenza sleale).
  • Conseguenze per l'Unione Europea: Di fatto verrebbe meno il concetto su cui si fonda l'UE, ovvero la libera circolazione delle merci. Motivo fondante della moneta unica, che proprio per essere comune a tutti i Paesi, ne garantisce l'utilità in tutti gli stati membri.
Questo ultimo pensiero, è confermato dall'economista Tim Worstall, che su Forbes scrive (articolo originale): "La 'Google Tax' sarebbe semplicemente illegale all'interno dell'Unione Europea.
Il problema di fondo è che i vari politici sono sempre più arrabbiati con aziende come Google, Apple, Facebook e simili perché pagano le loro tasse in un solo Paese UE. Questo priva, così dicono, gli altri Paesi della loro giusta quota di entrate fiscali derivanti dagli utili su tali vendite. Quello che non capiscono è che la pietra angolare dell'Unione europea al commercio è il mercato unico, e quindi un'azienda deve essere in grado di vendere oltre quei confini internazionali."
In Italia si propone una "normativa che costringe Google, Facebook e altri giganti a pagare le tasse locali sulle loro entrate italiane, anziché in Paesi con pressione fiscale inferiore come Irlanda e Lussemburgo.[...]
E' un approccio del tutto illegale. L'Unione europea si è basata sull'idea che ci deve essere la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali, nonché la libertà di stabilimento.
E' il fondamento del Trattato di Roma del 1957, il trattato che istituisce: "l'eliminazione fra gli Stati membri, degli ostacoli alla libera circolazione delle persone, dei servizi e del capitale."

A questo punto bisognerebbe far conoscere ai nostri politici quello che viene detto agli studenti di economia appena mettono piede in aula: "Il valore delle banconote è legato imprescindibilmente al fatto che si pagano le tasse", e in effetti sarebbe estremamente semplice dimostrare, che se non ci fossero le tasse (che devono essere per forza pagate nella valuta del Paese), non ci sarebbe bisogno delle banconote, potendo ognuno scegliere la maniera preferita per effettuare scambi commerciali.
Dovrebbe essere quindi lampante a chiunque, che una moneta unica deve prevedere un sistema fiscale unico, o quantomeno regolamentato a livello europeo e non nazionale. 
Se non si riuscirà ad arrivare a questo sistema unificato, non ci si immagini di uscire dalla crisi europea, che colpirebbe di volta in volta Paesi diversi, depredandoli di ricchezze materiali, che chiaramente finirebbero nei possedimenti di gruppi ristretti dell'alta finanza. 

Per concludere in film consigliato a tutti In Time (2011)